1967 - Regia: Anthony Dawson
Anthony Dawson vale a dire Antonio Margheriti, inutili le presentazioni.
Insieme a Mario Bava e pochi altri è
il regista che maggiormente ha dato le linee guida del film di genere
negli anni '60 e '70. Qui è alle prese col più classico (ora
possiamo definirlo classico) thrilling all'italiana.
Inizialmente il film doveva essere
girato da Mario Bava ma, visto che era impegnato con Diabolik, i
produttori hanno passato la regia a Margheriti che si è occupato di
sistemare leggermente la sceneggiatura rendendola più sua.
Inutile dire che il film si rifà molto
al capostipite del genere thriller, vale a dire “sei donne per
l'assassino”, indiscusso capolavoro che ha sancito la nascita di
molti clichè come gli omicidi in serie caratterizzati dalla cruenza e
l'originalità delle morti e l'assassino con guanti neri.
Probabilmente vi verranno in mente una valanga di film con queste
caratteristiche, bene, gran parte si deve a “sei donne per
l'assassino” diretto da Mario Bava.
Ma torniamo al nostro film. L'unica
location, apparte la scena iniziale, è un collegio aristocratico
femminile dove avvengono una serie di delitti, chi sarà l'assassino?
La pellicola scorre via senza troppi
scossoni con un finale in crescendo che porterà alla scoperta
dell'assassino. Interessante il colpo di scena finale e la
costruzione della storia che porterà ad un punto in cui molti
personaggi potrebbero essere il colpevole.
Premetto che, nonostante il titolo, il
film non ha niente di erotico; girato splendidamente, con un'ottima
fotografia, fa rivivere in pieno gli ormai lontani anni '60:
tappezzerie, telefoni a cornetta, pettinature, e anche un retro gusto
per la commedia di quel periodo, con un personaggio, Jill (una
ragazza del collegio), capace di stemperare la tensione con
interventi al limite dell'umoristico. Forse un po' troppo per i miei
gusti.
Praticamente niente sangue, quasi tutti
gli omicidi avvengono per strangolamento, insomma in definitiva un
giallo soft con un “innegabile gusto pop” (cit. F. Giovannini).
Sta di fatto che si tratta di un buon
film, sicuramente molto lontano dai capolavori del periodo, ma capace
di farsi apprezzare, grazie anche alle ottime musiche.
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